
La cultura romagnola nelle mani della sinistra annovera adesso un nuovo, prezioso scrigno, appena inaugurato domenica scorsa, ma solo dal 13 settembre aperto al pubblico, sicuramente con una lunga fila ansiosa e palpitante. Tutti miti pecorelle in attesa di entrare a respirare chissà mai quali valori culturali, ai quali ispirare la propria vita o, magari, ai quali indirizzare l’esistenza di una propria figlia. Parlo del discutibile, ridicolo Museo Storico “Laura Pausini”, dedicato, per fortuna dell’interessata, ma non certo di tanti italiani che della cosa se ne infischiano, non alla memoria, ma alla vita corrente della stessa nota cantante pop, originaria di Solarolo in provincia di Ravenna e celebre nel mondo con le sue canzonette, ma nulla di più.
Una nuova iniziativa museale che risulta solo una gran buffonata autocelebrativa, fuori di testa, soprattutto fuori dalle motivazioni che, solitamente, giustificano l’istituzione di qualunque museo. I musei si fanno per conservare il patrimonio culturale della società, quindi tutelare oggetti, cimeli di interesse storico per le generazioni future: Laura Pausini viva giustifica appieno questa finalità? Per carità, la cantante solarolese ha, comunque, il diritto di metter su un museo tutto suo, ma deve riconoscere che nella vita, e lei ancora vive e canta a squarciagola, è sempre meglio avere il senso dell’opportunità e della misura, diversamente si risulta solo presuntuosi col rischio di farla fuor dal vaso.
Certo, per questo museo, non da finalità universalistiche della cultura, Laura Pausini ci ha messo le mura di casa della propria famiglia d’origine, riempiendo le stanze con i propri premi, i propri vestiti iconici, le proprie tante foto di concerti e riconoscimenti in giro per il mondo. Sicuramente, un’icona, una stella vivente, ma da qui a pretendere un museo personale ce ne corre. Certo, la presunzione di Laura Pausini, patetico riflesso di smodata ambizione terrena, è stata assecondata dalla tanta insipienza del Comune di Solarolo, affidato ad un’amministrazione di centrosinistra, e, in particolare, della sua giovane ed effervescente assessora alla cultura Ottavia Porcellini.
Solarolo e la Romagna, l’Italia e il mondo intero davvero necessitavano di questo museo della Pausini ancora in vita? Davvero quest’effimero museo instillerà nei visitatori duraturi principi culturali? Forse, però, aiuterà perlomeno a chiarire una domanda esistenziale e morbosetta: se nel concerto a Lima in Perù del 24 luglio 2014 la nostra, tuttora vivente Laura Pausini fosse davvero senza mutande, come parve a molti per l’inaspettata apertura dell’abito di scena, mostrando, in parte o interamente, ciò che nel 1866 Gustave Courbet dipinse stupendamente come L’origine del mondo; ancora di più, se in quell’occasione scabrosa, siano state proprie quelle le parole rassicuranti della celebre star “ Io ce l’ho come tutte.” Ma va!
Franco d’Emilio