
Oggi, domenica 12 ottobre, si svolge a Bologna un’interessante iniziativa che attiene al recupero e alla valorizzazione del patrimonio archivistico della Romagna forlivese. L’appuntamento è alle ore 10,00 all’Archivio di Stato di Bologna in Vicolo Spirito Santo 4 per l’incontro, suddiviso in tre parti, sul tema “L’Archivio ritrovato di Arnaldo Mussolini. La storia, i documenti, il restauro”. L’iniziativa, promossa dal Ministero della Cultura, dalla Direzione Generale degli Archivi e dalla Soprintendenza Archivistica e Bibliografica dell’Emilia Romagna, si colloca nell’ambito della ricorrente, annuale manifestazione “Domenica di carta”, finalizzata alla conoscenza del patrimonio archivistico sul nostro territorio nazionale.
L’odierno incontro a Bologna illustrerà l’intervento dello Stato a favore dell’Archivio di Arnaldo Mussolini, custodito a Villa Bondanini nella frazione di Paderno del Comune di Mercato Saraceno e dopo lungo oblio recuperato all’interesse degli storici per approfondire gli studi sul Fascismo e, in particolare, sulla vicenda umana e politica del fratello del Duce, dal 1922 al 1931 pure direttore de Il Popolo d’Italia. Non a caso, dunque, il prezioso intervento dello storico Mimmo Franzinelli “Arnaldo Mussolini: un inquadramento storico”, giusta introduzione a tutto l’evento. 4live registra anche il contributo, qui di seguito riportato, di Franco D’Emilio, suo collaboratore, che, quale funzionario scientifico del Ministero della Cultura, si occupò delle operazioni preliminari, utili al riconoscimento di interesse storico nazionale all’Archivio Arnaldo Mussolini nel settembre 2018.
Nel 1909 Arnaldo Mussolini sposò Augusta Bondanini, discendente di un’agiata famiglia di Mercato Saraceno e, da allora, la sua vita si divise tra gli impegni politici, giornalistici a Milano e Roma e i frequenti soggiorni nella mercatese Villa Bondanini. Per questo, significativi i saluti istituzionali, recati all’odierno incontro bolognese dalla dr.ssa Monica Rossi, sindaca di Mercato Saraceno, unitamente a quelli della dr.ssa Elena Stefani, soprintendente ai archivistici e bibliografici dell’Emilia Romagna.
La famiglia Bondanini e la “scoperta” dell’archivio di Arnaldo Mussolini
di Franco D’Emilio
Nell’esordio del mio intervento innanzitutto un cordiale saluto a tutti i presenti, poi, in particolare, alla dr.ssa Elena Stefani, soprintendente archivistico e bibliografico dell’Emilia Romagna, anche ringraziandola dell’invito a recare un contributo a questo incontro, e, ancora, alla dr.ssa Monica Rossi, sindaca di Mercato Saraceno, il Comune della Romagna forlivese, la cui frazione di Paderno accoglie alcuni luoghi, intendo Villa Bondanini, Villa Teodorani, la chiesa padernese, oggi di proprietà dell’Associazione Nazionale dei Caduti e Dispersi della RSI, infine il piccolo cimitero, voluto da Benito Mussolini per accogliervi la salma del fratello Arnaldo, scomparso a Milano nel 1931: tutti luoghi, custodi di significativa testimonianza sulla storia italiana nella prima metà del Novecento.
Proprio di Villa Bondanini, tuttora di proprietà dell’omonima famiglia, stamani siamo qui a salutare il recupero e la valorizzazione di quel suo patrimonio, appunto l’Archivio di Arnaldo Mussolini, a lungo tanto premurosamente custodito e protetto da ogni possibile rischio di rovina o sfregio. Richiamando un celebre saggio, opera nel 1970 del filosofo-biologo francese Jacques Monod, direi che sicuramente sono stati ancora il caso e la necessità con il corso degli eventi ad intrecciare la storia della famiglia Bondanini con quella dei Mussolini attraverso l’incontro, il matrimonio nel 1909, la vita coniugale di Augusta e Arnaldo, ma sottolineerei anche quanto questa vicenda personale, familiare abbia poi segnato la storia della comunità di Mercato Saraceno ed abbia avuto una proiezione ben oltre la Valle del Savio.
Dunque, viva gratitudine ad Alessandro Bondanini, alla consorte signora Laura e al figlio Vittorio, non solo per la loro azione salvifica di un prezioso tesoro culturale, ma anche per la sensibilità e la disponibilità collaborativa, dimostrate nello stabilire un’intesa, una sinergia operativa con la Soprintendenza ai beni archivistici e bibliografici dell’Emilia Romagna perché l’Archivio Arnaldo Mussolini, questa è la preziosità di cui oggi qui parliamo, avesse il giusto riconoscimento da parte dello Stato, accedendo così, a maggior ragione, anche ad ogni possibile intervento da parte del Ministero della cultura, utile ai fini del restauro e della conservazione della sua documentazione.
Non possiamo certo dimenticare come l’oblio sull’Archivio di Arnaldo Mussolini fosse stato interrotto nel 2017 da una lodevole iniziativa del FAI, Fondo Ambiente Italiano, cosa questa che indiscutibilmente conferma quanto la sussidiarietà da parte della società civile sia importante anche nel campo dei beni culturali. Un oblio lungo, distinto in due fasi: la prima, dal 1944 ai primi anni ’50, con il sotterramento dell’archivio, conservato in diverse cassette metalliche, per iniziativa di don Colombo Bondanini, deciso a salvare tutto dagli eventi bellici e dalla conseguente guerra civile italiana tra fascisti e antifascisti; la seconda, quella del disotterramento e della ricollocazione del materiale nello studio di Arnaldo, sino al 2017 amorevolmente custodito dalla famiglia Bondanini. Ricordo quando nel pomeriggio del 31 ottobre 2018, nell’ambito di una cerimonia, appositamente convocata dalla sindaca Monica Rossi nella sala consiliare del Comune di Mercato Saraceno, la dr.ssa Elisabetta Arioti, allora soprintendente ai beni archivistici dell’Emilia Romagna, persona ed ex funzionario dirigente che saluto con profonda stima, rese pubblica la dichiarazione del Ministero della cultura circa il “riconoscimento di notevole interesse storico”, attribuito all’Archivio Arnaldo Mussolini, annoverandolo così quale nuovo “giacimento culturale” sotto l’egida dello stato nazionale.
Fu per tutti i presenti un momento di soddisfazione, pure di commozione negli occhi lucidi dell’affabile signor Alessandro Bondanini; per me, da pochi mesi in pensione dal ruolo di funzionario tecnico-scientifico del Ministero della cultura, fu la gratificazione di essere stato chiamato a svolgere quelle operazioni preliminari di ricognizione e verifica di consistenza dell’Archivio Arnaldo Mussolini, necessarie ad istruire la richiesta del riconoscimento di notevole interesse storico. Un lavoro complessivamente impegnativo, anche con il contributo dell’architetto forlivese Giancarlo Gatta e, sino alla fine, svolto con entusiasmo immutato, nonostante il rigido inverno 2018, ancora più pungente nello studio di Arnaldo Mussolini e nei locali adiacenti, tutti all’ultimo piano senza riscaldamento di Villa Bondanini: per fortuna, indimenticabile il soccorso con bevande calde della gentile signora Laura Bondanini.
Per me quella sull’Archivio Arnaldo Mussolini è stata l’unica esperienza lavorativa su un patrimonio archivistico, caratterizzato da uno stretto intreccio tra l’ambito familiare e quello storico, dove, quindi, la raccolta privata di documenti familiari avesse contemporaneamente una palese, immediata valenza di insieme documentario di rilevante interesse pubblico e culturale.
Prima, avevo svolto analogo lavoro solo in due occasioni: tra il 2008 e il 2009, per l’Associazione “Garbatella ‘44” di Roma, denominazione assunta dalla sezione della Democrazia Cristiana nel grande quartiere della Garbatella al momento del suo scioglimento nel 1994, dopo 50 anni di attività, appunto testimoniata da un vastissimo patrimonio documentario, bibliografico, fotografico di partito, davvero imprescindibile per lo studio di tanta politica nazionale e romana; poi, tra il 2016 e il 2017, per la splendida collezione fotografica privata del signor Franco Nanni di Predappio con migliaia di stampe e negativi, utilissimi a documentare tanti aspetti della vita italiana durante il Ventennio. Nel caso romano, a sostenere il riconoscimento di notevole interesse storico fu il prof. Donato Tamblè, soprintendente archivistico del Lazio; nel caso predappiese, invece, il dr. Stefano Vitali, sempre nel ruolo di dirigente archivistico in Emilia Romagna, al quale la città di Predappio e’ molto grata per l’onore riservato al noto collezionista, suo cittadino. Sicuramente, la scoperta, anzi la riscoperta dell’Archivio Arnaldo Mussolini a Mercato Saraceno rappresenta il recupero da un forzato oblio storico di un importante filo narrativo della vita personale e politica del fratello del Duce, nella sua parabola umana tra il 1885 e il 1931.
Un filo storico innanzitutto continuo ed omogeneo, interamente emergente da un solo archivio, dunque niente affatto intreccio di informazioni varie, desunte da fonti diverse e, poi, correlate tra loro: in tal senso, l’Archivio Arnaldo Mussolini risulta veramente prezioso per questa sua natura archivistica così unica, specifica sulla vicenda del proprio protagonista. Spesso paragono il lavoro archivistico a quello dei cercatori nel Klondike canadese, instancabili nella ricerca dell’oro: ebbene, all’ultimo piano di Villa Bondanini mi resi subito conto di trovarmi dinanzi ad una consistente, aurea vena archivistica, anche nella necessità di essere recuperata dalla polvere del tempo, dai segni e dai danni, spesso pesanti, dell’umidità, delle muffe aggressive, della lacerazione delle carte più fragili, non sempre inserite in raccoglitori idonei. Nei mobili austeri dello studio un’inestimabile raccolta di documenti, fotografie, libri, onorificenze: tutto preziosamente utile a considerare del fratello del Duce sia il mondo familiare e affettivo che il ruolo intellettuale, politico e giornalistico, quest’ultimo, fra l’altro, testimoniato dalla ponderosa raccolta de Il Popolo d’Italia, ininterrottamente diretto dal 1°novembre 1922 al 21 dicembre 1931. Certo, l’Archivio Arnaldo Mussolini si è formato e sedimentato in un luogo da “buen ritiro” perché tale per il fratello di Benito era Villa Bondanini: un posto tranquillo, gradevole, dove riposare, distrarsi, vivere di più gli affetti, le amicizie, l’amore stesso per Augusta, dove anche lavorare con meno ansia, nonostante il telefono, quasi monumentale sulla scrivania, sempre pronto a suonare per qualche urgente necessità.
Archivio, dunque, da “ buen ritiro” nel quale documenti di storia pubblica italiana convivono con testimonianze, memorie familiari, persino con una piccola biblioteca di buone letture, fra le quali spiccano opere dannunziane con dedica dell’autore al lettore Arnaldo. Rammento come nel lavoro ricognitivo del complessivo archivio mi sia capitato, magari lo stesso giorno, di vedermi scorrere tra le mani carte di grande rilievo storico e vivere l’emozione di quanto, invece, raccontava un Arnaldo Mussolini marito e padre premuroso. Così, ad esempio, documenti, illustrativi del sostegno, pure economico, all’impresa fiumana e al movimento fascista da parte della famiglia milanese Crespi, proprietaria del Corriere della Sera, e da parte della Massoneria, in particolare delle sue logge americane, oppure un’interessante relazione del celebre giornalista Luigi Barzini sr. sulle condizioni economiche, sociali e politiche degli Stati Uniti nel 1929, dunque prossimi al crollo di Wall Street del 24 ottobre, con il conseguente inizio della “Grande Depressione, mi sono passati sotto gli occhi, contemporaneamente alla bella foto, fine anni ’20, di Arnaldo con la moglie Augusta e i loro figli Vito, Alessandro Italico e Rosina, o alla foto del ’28 di Arnaldo con Guglielmo Marconi prima di salire a bordo della nave-stazione Elettra o, ancora, alle foto del viaggio in Egitto del 1929 dello stesso figlio Alessandro Italico, poco prima della sua scomparsa nel ’30, appena ventenne, a seguito di un’implacabile malattia.
Saggiamente il nostro Ministero della cultura è intervenuto per provvedere gradualmente al restauro delle carte più danneggiate tra i 243 documenti, compresi in tre buste, manifestando concretamente il proposito di garantire agli studiosi la piena consultazione di tutto il complesso dell’Archivio Arnaldo Mussolini, ancora di più se, poi, digitalizzato e, come tale, inserito nella rete degli archivi, direttamente o indirettamente fonte documentaria sul periodo fascista nella Romagna forlivese. Altrettanto saggiamente, così mi è stato riferito, la sindaca di Mercato Saraceno, Monica Rossi, ha manifestato la disponibilità del suo comune a dare giusta, nuova collocazione all’Archivio Arnaldo Mussolini, nell’ambito delle proprie attività culturali. Tutto questo mi appare veramente di buon auspicio perché anche a Mercato Saraceno la custodia, lo studio della memoria di Augusta Bondanini e Arnaldo Mussolini confermino quanto con la loro parola scritta i documenti siano importanti per raccontare, disegnare, rinnovare l’identità storica, culturale di un territorio.
Franco D’Emilio