San Nicola Gratterio protettore dei giudici contrari alla riforma

Traduzione Giuridica di Documenti Legali giudice tribunale

Nicola Gratteri, attualmente Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Napoli, un lungo impegno contro la grande criminalità organizzata, ha iniziato senza indugio il cosiddetto “giro delle sette chiese” ovvero il suo faticoso girovagare per la meta inconcludente del NO al referendum confermativo della riforma della giustizia, voluta dall’odierno governo di centrodestra, soprattutto con la separazione delle carriere dei magistrati inquirenti e di quelli, invece, giudicanti. Una partenza fulminea al fulmicotone, nella speranza di giocarsela sul filo di lana, magari dopo un recupero sul SI, al momento ampiamente favorito.

Vai avanti tu, Nicola, che noi ti veniamo dietro” sembra dire quella parte della magistratura, avversa alla riforma della giustizia, subito accodatasi in processione dietro l’iconica figura salvatrice di Gratteri, in questo momento certamente molto più attuale di Ivo di Kermartin, remoto santo del 1347, solitamente considerato protettore dei giudici. Eccolo, dunque, San Nicola Gratterio in baldacchino contro la volontà riformatrice di Giorgia Meloni, in questo caso, sempre fedelmente al nome e alla missione di San Giorgio, sostenitrice del bene dei cittadini contro il male di una magistratura, sinora tanto caparbiamente ostinata a non voler assicurare piena obiettività, terzietà di giudizio.

Ogni scusa è buona, basta un fischio o qualcuno che lo chiami per il suo ultimo libro “Cartelli di sangue. Le rotte del narcotraffico e le crisi che lo alimentano” e lui accorre sollecito, solo però a condizione di sedere in cattedra senza nessun interlocutore che possa replicare criticamente alle sue argomentazioni, quindi soltanto servilmente imbeccato dai soliti Floris, Formigli o Gruber, giornalisti di una sinistra serva e prona all’uso politico della giustizia. San Nicola Gratterio può così dogmaticamente dire solamente la sua ovvero ripetere la trita, noiosa tiritera contro la riforma della giustizia di Meloni e del suo ministro Nordio.

Che la riforma rientra in un piano riduttivo della democrazia: manifesta falsità! Che la riforma attenta all’autonomia della magistratura, asservendola al governo: davvero colossale falsità! Che la riforma non accelera lo svolgimento dei processi: falso e meschino escamotage per molti magistrati, spesso primi responsabili di tanti iter processuali contorti, lungagnoni e penosi per imputati, magari pure risultati poi innocenti! Che la riforma si applica in assenza di un potenziamento degli organici del personale di supporto ai magistrati nei tribunali (operatori, assistenti giudiziari e cancellieri): altrettanta e duplice falsità perché ignora le assunzioni, i concorsi già predisposti e manifesta un’ipocrita premura da parte dei magistrati, il più delle volte solo adusi alla difesa degli interessi corporativi della propria casta!

San Nicola Gratterio continui pure il suo giro delle sette chiese: l’Italia si è secolarizzata e non vuole neppure più soggiacere ad una magistratura, incapace di assicurarle certezza, celerità e obiettività di giudizio, per questo ha sostenuto e sosterrà una riforma della giustizia, in grado di garantire, oltre alle “mani pulite”, soprattutto il candore della “coscienza pulita” del diritto e della sua applicazione.

Franco D’Emilio

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