Del grave episodio, avvenuto a Forlì durante lo svolgimento del Consiglio comunale di martedì scorso 11 novembre, si è raccontata solo mezza verità, l’altra metà, probabilmente, è diventata motivo di un accordo sotterraneo all’insegna del do ut des, insomma di un probabile inciucio tra parte della destra e parte della sinistra ovvero tra parte della maggioranza di centrodestra e parte dell’opposizione. La mezza verità palese è quella di aver scoperto e denunciato una violazione del regolamento consiliare; quella nascosta, invece, è aver coperto, lasciato impunita la persona responsabile della stessa infrazione: persona, fra l’altro, militante del PD, nota per il suo coordinamento di un quartiere forlivese e persino membro di una commissione comunale consiliare.
Questa persona ha un nome, ma tutti fingono di non saperlo, al pari di struzzi che mettono la testa sotto la sabbia, sperando che quanto accaduto si risolva col silenzio della solita toppa, alla fine, però, sempre peggio del buco. Innanzitutto, la signora, sì perché di una donna si tratta nelle vesti di compagna piddina, trovandosi presente tra il pubblico ad assistere ai lavori consiliari di martedì scorso, ha fotografato il Consiglio comunale, in particolare gli scranni del centrodestra, con alcuni consiglieri, affaccendati in tutt’altre cose anziché aver premura del dibattito in aula; poi, ha pubblicato uno di questi scatti fotografici a corredo di un proprio post su Facebook, fortemente denigratorio dei rappresentanti del centrodestra, stigmatizzandone la condotta indolente, abulica, la testa, perlopiù, dietro a chattare sottobanco o a scorrere i social, tanto da costringerci a chiedersi perché mai gli elettori dovrebbero accorrere alle urne per eleggere simili campioni.
Eh, no, la signora l’ha fatta grossa due volte: ha fotografato in violazione del regolamento comunale che prevede un’apposita autorizzazione e premeditatamente ha inteso utilizzare una foto, rispondente a bella posta al suo obiettivo di diffamare il centrodestra o, perlomeno, buona parte di esso. Un vero tiro mancino ad opera della malevolenza della sinistra, ancora più deplorevole perché attuato da una persona che siede nelle istituzioni e le rappresenta, quali appunto un quartiere di Forlì ed una commissione del Consiglio comunale della stessa città. Eppure, pur scoperta sul luogo e nell’azione del “diffamatorio delitto fotografico e social”, la signora in rosso ha beneficiato che sulla sua malefatta calasse il silenzio frettoloso e complice del centrodestra, addirittura di chi aveva scoperto il post incriminato durante i lavori del Consiglio comunale.
Il capogruppo di Fratelli d’Italia, il vicesindaco e, infine, il presidente del Consiglio comunale, quest’ultimo, al solito, solamente vaso di coccio tra vasi di ferro, ecco costoro hanno inaspettatamente e inspiegabilmente nascosto l’identità della colpevole, anche dimentichi di venir meno così a quei doveri di pubblico ufficiale, da essi rivestiti durante l’espletamento in aula del loro mandato. Assurdo: c’è stato il duplice “delitto” della violazione di un regolamento e della gratuita diffamazione dell’altrui condotta politica, eppure si nasconde la persona rea! Perché mai? Quale la ragione di imbavagliare tutti sul nome della responsabile, quasi come nascondere polvere sotto il tappeto? E l’interessata si crogiola della complicità di tanta sepoltura del suo nome? Suvvia, la signora è ancora in tempo, si dimetta da tutto: perché fidarsi ancora di lei?
Franco D’Emilio