Che bello nella vita avere delle certezze, sinonimo di serenità, garanzia e sicurezza, magari ricorrenti nel segno della speranza. Bello, dunque, anche quest’anno, il ritorno del Natale, sempre certo, puntuale e immutabile alla data del 25 dicembre, seppure nella frequente censura di Gesù Bambino e del Santo Presepe per compiacere, non turbare la sensibilità degli infedeli musulmani, sempre più tra noi con la loro religione teocratica, faziosa, illiberale e divisiva. Imminente, quindi, la certezza del Natale e dei suoi valori contro tante incertezze, tante precarietà umane, sociali e politiche, sia nazionali che particolari del territorio forlivese.
Ancora più bello che a Forlì, accanto a certezze inevitabili, tuttora vive e sicure, chissà per quanto, della nostra identità culturale e della nostra tradizione millenaria, si confermi, quale certezza forlivese consolidata, ormai ricorrente da anni, la celebrazione festaiola, tanto orgiastica di luci, suoni, sapori “bancarellari” e video mapping del Natale in piazza Saffi. Come non dire grazie e per questo non stringerci a coorte attorno al nostro amatissimo sindaco Gian Luca Zattini, timoniere saldo e imperterrito di una giunta di centrodestra, obiettivamente solamente magistrale ciurma, maldestramente tappabuchi a bordo di un piccolo naviglio che imbarca acqua da crescenti falle.
Suvvia, come non essere orgogliosi del ritorno del Natale zattiniano, comunque sulla scia di una pratica natalizia, anch’essa fieristica e piazzaiola, già iniziata da trascorse amministrazioni di sinistra alla guida di Forlì? Basta con il rinfacciare come inutile la spesa di centinaia e centinaia di migliaia di euro per luminarie e quant’altro: il popolo, anzi no, la plebe forlivese merita una sua piena versione natalizia della locuzione latina “panem et circenses” e il sindaco Zattini, confermando lo scrittore Decimo Giunio Giovenale, autore, così pare, di detta locuzione, è in giusta continuità con questa antica tradizione per accattivarsi il favore plebeo.
Eppoi, come negare al sindaco Zattini il merito di aver tolto di torno le passate celebrazioni natalizie, soltanto micragnose da “braccino corto”. Finalmente, almeno una volta l’anno, spendiamo, sperperiamo e godiamo, consapevoli che “del domani non v’è certezza” ovvero, in parole povere, meglio una grassa gallina oggi che un ovuccio domani. Meglio, ancora, in piazza Saffi vedere un albero natalizio sempre più alto e maestoso, soprattutto sempre più carico di aeree, leggiadre palle colorate, rincuoranti quelle spossate, scoglionate di tanti cittadini ed elettori forlivesi.
Eppoi, ancora, come escludere che, magari, anche l’happening natalizio zattiniano in piazza Saffi, originale prosieguo di Halloween, possa ora persino supportare l’aspirazione di Forlì capitale italiana della cultura 2028, al pari di altre posticce motivazioni, perlopiù confusione di fischi per fiaschi? Qualcuno osa dubitare che la pista di pattinaggio su ghiaccio e le luminarie, il videomapping non siano parte della nostra tradizione culturale? Eppoi, quest’anno, quale preziosa occasione il gaudente Natale del sindaco Zattini per testare dal vivo, se giusto o inopportuno, il ritorno in piazza Saffi delle auto, sospinte dalla combustione motoristica della notevole intelligenza leghista!
Mi permetto una proposta, ulteriormente valorizzatrice del natalizio parco zattiniano: illuminare l’albero in piazza con l’energia prodotta dalla pedalata su alcune biciclette fisse, non escluso qualche tandem. Sui pedali, in turni programmati dall’apertura alla chiusura quotidiana del parco, tutto il Consiglio Comunale, destra e sinistra, maggioranza ed opposizione, ognuno a scontare per diverse ragioni politiche il vecchio adagio “hai voluto la bicicletta, adesso pedala e taci!”
Chiederei all’amico Attila, fiaccheraio fiorentino (così nella città gigliata si chiamano i conduttori di carrozzelle), la disponibilità a venire a Forlì con la sua frusta infallibile: al minimo cenno di pedalata stanca, chiunque fosse, sindaco o assessore o semplice consigliere, Attila con lo schiocco della sua frusta saprebbe dare abilmente nelle orecchie allo scansafatiche di turno, sotto lo sguardo e, forse, il pollice verso del pubblico in piazza. In fondo, da sempre, la plebe adora vedere nella polvere i potenti, pure gli stessi che, ormai da due sindacature, apprestano un Natale indimenticabile, davvero tutto luci e palle, e che palle!
Franco D’Emilio