Dopo Modena don Erio arcivescovo a Milano?

castellucci e papa Francesco

Di nuovo, stavolta raccolta nel salotto romano della Galleria Sordi, l’ennesima voce che il forlivese don Erio Castellucci, ora Arcivescovo di Modena-Nonantola e Vescovo di Carpi, possa presto diventare arcivescovo di Milano, succedendo così a Mario Delpini che a luglio 2026 compirà 75 anni, età limite per l’esercizio del ruolo arcivescovile. D’altronde, proprio lo stesso Delpini subentrò al cardinale Angelo Scola, appena quest’ultimo ebbe raggiunto il traguardo di settantacinquenne.

Certo, il Papa può ignorare il limite d’età e lasciare Delpini sulla cattedra arcivescovile meneghina, ma ambienti della curia romana e parte dell’associazionismo cattolico, tutti espressione dell’attuale riformismo ondivago e, sinora, velleitario della Chiesa, tra Papa Francesco e Papa Leone XIV, sollecitano la nomina di don Erio Castellucci alla prestigiosa prelatura milanese. È l’auspicio, ma diciamo pure il disegno di gruppi come la potente Comunità di S. Egidio e, ancora di più, del cardinale Matteo Zuppi, presidente della Conferenza Episcopale Italiana (CEI), assemblea permanente dei vescovi italiani, della quale, guarda un po’, don Erio Castellucci è vicepresidente per l’Italia settentrionale.

Resta un dubbio, perlomeno la perplessità se questa nomina a Milano del bonario don Erio sia un giusto riconoscimento o piuttosto risponda al criterio del “promoveatur ut amoveatur” ovvero ad una promozione per rimuoverlo da dove certo non ha brillato, al contrario ha deluso, diviso, persino scandalizzato. Don Erio Castellucci, Arcivescovo di Modena-Nonantola e Vescovo di Carpi, apparentemente ha guardato a tutti i fedeli, ma nel particolare ha rappresentato più quelli che, pure violando la dottrina della Chiesa, confondono la spiritualità, il credo evangelico con la finalità politica del presunto e inconsistente progressismo della sinistra.

Come dimenticare, fra l’altro, il coinvolgimento di don Erio nell’oscena mostra blasfema “Gratia Plena”, tra il 2 marzo e il successivo 18 aprile 2024 a Carpi nel Museo Diocesano e negli spazi consacrati della Chiesa di Sant’Ignazio, la cui chiusura anticipata fu, così pare, addirittura fortemente sollecitata da un intervento del cardinale Pietro Parolin, preposto alla segreteria di stato del Vaticano? Come lasciar correre i noti, perché accertati e documentati, rapporti di comuni interessi tra don Erio Castellucci e il celeberrimo Luca Casarini, da sempre legato agli ambienti antagonisti della sinistra più radicale e violenta?

Di quest’ultimo, si pensi al suo ruolo nei fatti del G8 a Genova nel 2001, si pensi, quindi, al suo pedigree di leader rabbioso del trascorso movimento no-global italiano, infine si consideri, a partire dal 2019, il riciclo del suo impegno a favore del recupero degli immigrati clandestini, quale capo missione della nave Mar Ionio. Ebbene don Erio Castellucci ha elargito soldi della curia modenese direttamente a Casarini per la sua attività di “salvatore dalle acque”: donazioni anche fuori dal controllo e, soprattutto, dal consenso della comunità dei fedeli modenesi.

Non voglio dilungarmi su altri particolari, se ne occuperà chi più di me nell’autorità di farlo, ma certo si resta allibiti della possibile nomina ad arcivescovo di Milano, che quasi pare un colpo di spugna, ma pure un incauto riconoscimento aggravante quel sottile, precario equilibrio tra conservatori e riformatori che da tempo, purtroppo, divide e ferisce la Chiesa. E, poiché la voce di don Erio a Milano si conferma e diffonde, chissà che attesa da parte della sinistra milanese e del suo sindaco Sala, sino agli irriducibili balordi del centro sociale Leoncavallo. Intanto, don Erio sorride bonario, ecumenico, ma in quel sorriso c’è soltanto il tatticismo perché la giustamente caritatevole mano destra non sappia mai quel che, invece, diversamente fa la mano sinistra.

Franco D’Emilio

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *