Italia e Forlì al tempo del Coronavirus: soli e mani nude come l’8 settembre ’43

Tampone Coronavirus Covid19

Soli e a mani nude contro il Coronavirus sono già morti 14 medici, valorosi sino all’ultimo, allo stesso modo lottano altri medici e tanti paramedici, privi di minimi dispositivi di protezione individuale (mascherine e guanti) e di idonea strumentazione, ma, ancora di più, sempre soli e a mani nude contro il contagio, restano milioni di italiani ai quali lo stato ha sinora dimostrato solo di non saper assicurare sufficienti difese dall’infezione galoppante.
Quella al tempo del Coronavirus è, dunque, un’Italia dolorosa, perché sola, ovvero abbandonata e isolata, e perché senza armi per sopravvivere; è un’Italia tragicamente vittima del divario tra il mondo reale e il paese legale, rappresentato dalla politica e dalle istituzioni, entrambe incapaci di provvedere ad uno stato emergenziale. E’ bastata un’epidemia, certo grave e insidiosa, però ampiamente prevedibile, anzi preannunciata, ma inizialmente ignorata, presa sotto gamba, perché il sistema sanitario italiano rivelasse la sua vulnerabilità!

Come ogni organizzazione complessa, pure un sistema sanitario misura la sua efficienza soprattutto nella possibile risposta alla straordinarietà che va sempre prevista tanto più in un mondo, i precedenti non mancavano, con epidemie, dissesti e disastri d’ogni genere, tante accidentalità all’improvviso tra capo e collo. Basta con le balle: la sanità italiana è solo la meno peggio nella gestione della salute pubblica ordinaria, ma è pari a quella di tanti altri stati per inefficienza e indisponibilità di mezzi nei confronti di mali eccezionali.
Eppure, salute vuol dire etimologicamente salvezza da insidie, sia prevedibili che imprevedibili, e l’esistenza stessa di prestigiosi istituti di ricerca sulle malattie infettive, quali il Sacco di Milano e lo Spallanzani di Roma, è motivata dalla possibilità che flagelli epocali epidemici possano ancora avvenire, quindi debbano prevenirsi.
In questa finalità è riposta la giusta “eccellenza” scientifica di tali istituti, non certo nel vano risciacquo orale di tanti politici, ora sproloquianti.

E, poi, diciamocelo chiaramente, nel mondo della globalizzazione digitale, dove tutto si monitora con un click, in Italia è mancata proprio questa attenzione ad un’epidemia cinese, già in corso da novembre. Non facciamoci infinocchiare dalla tesi dell’abilità della Cina comunista a nascondere al mondo la verità: tanti stati dispongono di efficienti servizi di “intelligence”, penso, ad esempio, al Mossad, di sistemi satellitari spia, capaci persino di fotografare un bacio su una panchina di Manhattan, infine di incredibili apparati intercettativi e noi dovremmo credere alla minchiata del compagno cinese che ha inchiappettato il mondo!
Suvvia, un po’ di dignitosa credibilità, altrimenti, valendo il titolo di Verdone “C’era un cinese in coma”, i veri cinesi “bufalari”, davvero in crisi, risultano i nostri politici e il nostro governo, tutti “dilettanti allo sbaraglio” in questa corrida di morte.
Ora gli italiani scontano duramente il ripetuto taglio di risorse economiche e umane alla sanità, cercano invano l’indispensabile e trovano solo un’angosciante “carestia” dello stretto necessario: niente mascherine, guanti, valido disinfettante, in tanti italiani cresce l’angoscia di essere ancora di più indifesi dal contagio. Io stesso non possiedo nessuno di questi strumenti minimi, quindi maggiormente sono costretto a vivere isolato, inutilmente ho cercato sul mercato: un predappiese ha pagato 139 euro una mascherina, acquistata presso una farmacia di Milano! Il sistema sanitario dell’Emilia-Romagna, tanto decantato dall’improvvido presidente Bonaccini, ha fatto flop sul minimo indispensabile delle mascherine, nemmeno una se ne produce nella regione con il primato nel settore dell’elettromedicale!

Nel tempo, come tanti contribuenti onesti, sono stato ripagato dal “disboscamento” selvaggio dello stato sociale e dei diritti dei lavoratori, adesso, addirittura, dalla privazione di una mascherina, appena 10 euro di valore, tanto quanto vale, ormai, la vita in pericolo, mia e di tanti italiani! Tuttavia, continua l’acquisto italiano di moderni caccia militari dagli USA!
In questo frangente non manca un’Italia furbacchiona, “borsara nera”, paracula nel proprio interesse senza darlo a vedere: contrabbando di mascherine a prezzi incredibili; aumento di costo degli alimentari; le consuete “catene degli amici degli amici” per il privilegio di poter fare quanto giustamente proibito alla maggioranza.

È l’Italietta mediocre di un parlamento che ha chiuso per “fifa”, alla faccia della dignità del proprio ruolo istituzionale, eppure grida al pericolo della democrazia per il possibile intervento dell’esercito a tutela dell’ordine pubblico; è l’Italietta codarda di qualche sindaco, anche nel forlivese, sparito, barricato in casa; è l’Italietta di qualche “onorevolino” forlivese, neanche più di belle speranze, anch’egli fuggitivo dal Parlamento, che cerca credito con le sue dirette sul web; è l’Italietta della ministra all’istruzione che assicura il ricorso diffuso alla didattica on line, ignorante o piuttosto dimentica, voglio sperare, quanto poco sia stato investito in questa finalità, a differenza di quanto gettato via nel reddito di cittadinanza; è l’Italietta di circostanza di un Presidente del Consiglio che tentenna, brancola e propina pistolotti alla nazione, mai, però, dimentico del suo glamour: abito scuro con pochette per l’ufficialità, maglioncino casual girocollo per le occasioni più informali della Protezione Civile!
È quasi tornata l’Italietta badogliana dell’8 settembre ’43: si salvi chi può, tutti a casa!

Franco D’Emilio

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