La forza lavoro è destinata a diminuire e gli anziani ad aumentare. Già ora la Romagna sta subendo carenze occupazionali che mettono a rischio i servizi alle persone e tutti i settori trainanti, dal manifatturiero, ai servizi, all’agroalimentare. Se ne è parlato questa mattina a Cesena Fiera, in occasione del convegno “Demografia e qualità della vita” organizzato da Legacoop e Federcoop Romagna. I dati sono stati presentati da Simona Benedetti, responsabile del centro studi associativo, mentre i lavori sono stati moderati da Romina Maresi, vicepresidente di Legacoop Romagna.
Da un lato l’inverno demografico, dall’altro il dato oggettivo: l’immigrazione in Romagna è in calo, nonostante le polemiche strumentali che alimentano una percezione non corretta del fenomeno. Lo evidenzia l’andamento degli immigrati residenti, in calo del 17% dal 2011 ad oggi. Una diminuzione inferiore al dato regionale, forse per effetto delle opportunità legate al lavoro stagionale ma che conferma l’allarme sul reperimento di nuovi occupati.
Due gli elementi che saltano all’occhio, in una Romagna che invecchia e in cui Rimini si conferma la provincia più giovane. Il primo è il crollo delle nascite nell’ultimo decennio, dopo il trend positivo precedente, per la prima volta interessa anche le famiglie di origine straniera.
Il secondo è l’invecchiamento della popolazione immigrata. La Romagna ha la percentuale più bassa in Regione di giovani stranieri residenti e quella più alta di anziani stranieri, che sono entrati in Italia negli anni Novanta e ora entrano a far parte della fascia degli over 65. Effetto transitoriamente positivo è la percentuale più alta, in Romagna, della popolazione straniera in forza lavoro ad oggi: un dato, però, che è già poco incisivo, se consideriamo la difficoltà, comune a tutti a tutti i settori, di reperimento dei lavoratori nel momento storico attuale. Il presidente di Legacoop Romagna Paolo Lucchi nel suo intervento ha citato Papa Francesco: non è un’epoca di cambiamento, ma un cambiamento d’epoca. Per affrontare mutamenti di questo tipo non servono le semplificazioni o le scorciatoie elettorali – ha detto Lucchi – serve il coraggio di fare cose impopolari, a partire dai nostri territori. Puntiamo sulla visione di lungo periodo di Romagna Next e su un patto con le amministrazioni pubbliche, in particolare per quello che riguarda i servizi socio-sanitari.
L’opinione comune tra i sindaci presenti che sono intervenuti è che nel breve periodo le politiche sulla natalità non siano sufficienti: occorre lavorare per attirare una immigrazione qualificata, con strategie che intercettino le competenze di alto livello di chi vuole trasferirsi nel nostro Paese, e per integrare le persone in Italia. Non saranno i bonus a invertire le tendenze in atto, ha detto il sindaco di Cesena Enzo Lattuca, quanto la presa d’atto che servono strumenti nuovi per incentivare la genitorialità, anche in termini di conciliazione tra tempi di vita e tempi di lavoro. Concetto ripreso da Jamil Sadegholvaad, sindaco di Rimini, per il quale serve il coraggio di fare scelte che vadano a favore delle fasce più giovani della popolazione. Con questi trend demografici, ha ammonito il sindaco di Ravenna Michele de Pascale, perderemo non solo servizi, ma posizioni economiche. Nel breve periodo non c’è altra soluzione che intervenire sui flussi migratori: la chiave non è il “se”, ma il “come”, ha concluso de Pascale. I dati confermano che Forlì e la Romagna sono attrattive, ha ribadito Paola Casara, assessora al Welfare del Comune di Forlì, anche per i residenti di altre regioni italiane, sia del Sud che del Nord. Per incentivare la natalità occorre lavorare sui servizi e sulla flessibilità di orario, incrementando l’offerta nella fascia pomeridiana, ma anche affrontare il tema abitativo.
Anche tra le imprese c’è la consapevolezza che per incentivare le nascite, più che improbabili bonus, occorre altro. Ad esempio offrire stabilità lavorativa ai giovani ed è su questo che si dovrebbe concentrare l’intervento pubblico. I casi di successo non mancano. Il presidente di Coop Alleanza 3.0 Mario Cifiello ha raccontato di come la cooperativa stia intervenendo con un contratto di espansione per inserire più di 500 giovani. Difficile del resto che il trend demografico si inverta se, come ha spiegato Valentino Colantuono, direttore operativo di CIA-Conad, sempre più famiglie faticano ad arrivare a fine mese.
Conseguenza? I consumi si spostano verso la fascia bassa, si cerca una convenienza continuativa e quotidiana. Insieme alla spesa, sanità e pensioni restano la prima preoccupazione. Uno dei modi per rispondere è quello di integrare l’offerta pubblica e privata, ha detto Lorenzo Cottignoli, presidente di Assicoop Romagna Futura e consigliere di amministrazione di UnipolSai. Linda Errani, direttrice di Zerocento, ha rinnovato l’allarme sul personale che manca in ogni settore, dall’ausiliario all’ingegnere, mentre Renata Mantovani, presidente di CAD, ha evidenziato il ruolo fondamentale della cooperazione sociale nella tenuta dei servizi nei nostri territori e la necessità di adeguare le politiche alle nuove necessità delle famiglie.
La questione demografica riguarda il lavoro, ma anche i soci produttori, ha detto il direttore generale di Apofruit Italia Ernesto Fornari: serve un impegno comune anche con il sistema scolastico per continuare a garantire un futuro all’agricoltura romagnola. Secondo Davide Missiroli, direttore generale della Coop Trasporti Riolo Terme, anche il trasporto pubblico deve adeguarsi alla nuova situazione. Legacoop sostiene il modello della holding regionale di trasporto persone, per aumentare l’efficienza e la competitività del mercato, ma è pronta a misurarsi con ogni forma di innovazione, compreso il trasporto a chiamata.
E di fronte alle continue richieste di tagli al Welfare, ha detto il presidente di Cento Fiori Cristian Tamagnini, è opportuna una contronarrazione che basandosi sui numeri e sui fatti riequilibri il discorso pubblico in atto.