In Romagna ombrelloni al sole senza turisti all’ombra?

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L’allarme c’è e mette ansia a tutti gli operatori turistici della Romagna. Si corre davvero il rischio che la nostra riviera conosca una forte contrazione, qualcuno teme un tracollo, della stagione balneare, insomma che molti ombrelloni al sole restino senza turisti all’ombra, tranquilli a godersi un bel soggiorno di riposo e mare, di gustosa gastronomia e svago, pure di cultura nelle città vicine e nei tanti splendidi borghi dell’entroterra. Da sempre, si sa, questa l’offerta di una vacanza romagnola in grado di soddisfare grandi e piccini, famiglie e comitive, giovani in cerca di movida e grandi spettacoli.

Già alla data del 23 maggio scorso, quindi in piena emergenza per l’alluvione in Romagna, risultava un 12% di disdette di soggiorni per l’imminente stagione turistica, in aggiunta a quelle, inevitabili, per vacanze prenotate e, purtroppo, poi, coincise con i giorni della grande calamità. Patrizia Rinaldis, al vertice di Federalberghi Emilia-Romagna, documenta sinora una flessione complessiva oltre il 30% del volume complessivo del movimento turistico, prenotato o in trattativa, sulla costa romagnola. Il calo riguarda significativamente il turismo dall’Austria, Germania e Svizzera; non risparmia quello scandinavo, olandese e danese, finora in costante crescita; ha smorzato l’attrattiva della vacanza in Romagna nel promettente mercato polacco, ceco e dei paesi baltici: la spia d’allarme è stata soprattutto il tonfo dei tanti mancati arrivi di tedeschi e austriaci in coincidenza della festività di Pentecoste, che solitamente segna l’avvio del loro periodo vacanziero.

Allarme più che giustificato, se consideriamo la rilevanza del turismo nell’economia rivierasca, in alcune località fino al 70% del PIL, più concretamente, tra Rimini e Riccione, un giro d’affari complessivo di poco sotto i 7 miliardi. Cifre importanti che spiegano l’immediato, comune intervento del governo, dell’Enit-Agenzia Nazionale del Turismo e dell’Agenzia Turistica Regionale per scongiurare quella che la ministra del Turismo, Daniela Santanchè, non ha esitato a definire “una tragedia economica”.

Tutto questo in conseguenza dei danni, diretti e indiretti, dell’alluvione sulla viabilità stradale e ferroviaria, sulla qualità dei servizi di spiaggia, sulla sicurezza di balneabilità del mare, infine sull’efficienza della ricezione alberghiera e della ristorazione, a dura prova per difficoltà dei rifornimenti e l’assenza temporanea, più che giustificata, di personale, costretto a provvedere ad urgenze familiari sotto la rovina della calamità. Tutto era pronto e ben oliato per avviare la consueta, efficiente macchina dell’ospitalità, ma tutto è stato inesorabilmente bloccato dalla furia di uno straordinario evento naturale: eppure, a pochi giorni dalla catastrofe, possiamo concretamente dimostrare come tutte le attività turistiche della riviera romagnola abbiano recuperato piena, tangibile efficienza con la garanzia di mare pulito e balneabile senza alcun timore, di spiagge sempre confortevoli, di alberghi e ristorazione, come sempre, sinonimo di impeccabile ospitalità.

Merita segnalare il monitoraggio giornaliero, chimico-batteriologico delle acque marine in diversi punti del lungo litorale romagnolo; merita, ancora, far presente la vigilanza dei gestori dei bagni, anche solo per possibile vicinanza alla battigia di detriti o altro di provenienza alluvionale; merita, ancora di più, segnalare come ferrovie, autostrade e strade di grande comunicazione siano tutte ripristinate, percorribili per correre nell’abbraccio di un soggiorno in Romagna. Chiudiamola con taluna informazione allarmistica, irresponsabile e, aggiungerei pure sospetta, che tratteggia, ora, una riviera romagnola incapace di risorgere da un frangente tanto drammatico: nella sua lunga storia la Romagna è sempre risorta dalle avversità perché dagli Appennini al mare l’esortazione tra i romagnoli è una sola “tin bota”, tieni duro e fatti forza.

Franco D’Emilio

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