Da tempo provo sempre più nostalgia del cosiddetto “scemo del paese”, sì proprio quella figura, anzi meglio dire quel personaggio che nella comunità di appartenenza godeva di una certa fama per il fatto di esprimere stupidità, spesso disarmante, sparare sciocchezze o, ancora, manifestare una natura sempliciotta e con un’intelligenza incapace di volare alto.
Nonostante tutto, un personaggio che finiva per appartenere al paese, per questo sempre affettuosamente compreso e difeso da chiunque volesse prendersene gioco. Ogni paese aveva il suo scemo, le città più di uno ed era anche consolabile questa presenza, quasi per alleggerire la gravità seriosa della maggioranza dei cittadini intelligenti, ma grigi.
Pure Predappio aveva, o forse ha, ancora il suo scemo del paese, ma nella seconda fortunata ipotesi dobbiamo subito provvedere a tutelare questo caro amico in via d’estinzione perché la sua figura ingenua e svampita non sia offesa dall’idiozia, l’ignoranza, la vigliaccheria di taluni balordi, delinquenti del paese. Stanotte, sulle mura esterne del cimitero di S. Cassiano alcuni mezzi uomini, cosiddetti ominicchi, hanno lasciato a vernice rossa alcune scritte insensate e idiote, riassumibili nel concetto di cazzate, conseguenza di una sconsiderata pratica onanistica, insomma inutili seghe: “Governo nazista; se non vuoi dire no, sei schiavo; ictus e infarti fatalità? No, sono vax atrocità, salvate i bambini!” Questo, in parte, il repertorio di tali deficienti, frutto di incaute gravidanze.
Scritte che offendono due volte Predappio: perché scritte sulle mura di un cimitero che custodisce la memoria familiare di tante buone, sane famiglie; perché offensive dello spirito critico e dell’inclinazione al confronto che anima la vita democratica del paese. I predappiesi non meritano questa pubblico affronto, quindi si provveda. Chi ha delle critiche, dei malumori, anche delle sofferenze lo dica, lo scriva apertamente, non vigliaccamente favorito dal buio della notte, come nella natura di chi è senza attributi.
Franco D’Emilio