A Forlì tante luci, poche accese da un’idea, tante le ombre

Campanile di San Mercuriale

L’istantanea attuale di Forlì è quella di una città con tante luci, rare quelle accese da idee valide, soprattutto innovative, ma, purtroppo, pure di città con molte ombre.
Si ha la sensazione di una Forlì che forzatamente e in modo artificioso voglia risultare luminosa, trasparente per nascondere l’opacità di diversi suoi problemi irrisolti: alcuni, ormai, annosi come l’abbandono del centro storico; altri più recenti e tragicamente inaspettati, come i danni della trascorsa alluvione in Romagna.
L’attuale amministrazione comunale fa luce sulla città, quasi questo splendore dovesse convincerci di vivere in un luogo che rasserena il nostro animo e dove c’è chi al meglio provvede alle necessità dei cittadini.

Insomma, pare che Forlì sia proposta come una tardiva “città da bere”, pari alla Milano degli anni ’80 sotto l’egemonia del socialismo craxiano: un’illusione ora proposta in salsa forlivese, ma con lo stesso fine di darla a bere a cittadini, considerati beoti.
Importante, allora, non dare tregua ai beoti, stringerli alle stanghe della credulità che chissà mai quali geniali idee accendano tanto sfavillio di luce, tante luminarie, infine tanti riflettori su spettacoli e spettacolini, su cene in piazza e banali salottini culturali; importante è stupire con tanta straordinarietà, finora sconosciuta, perché il cittadino, appunto manipolato da beota, resti a bocca aperta.

Sono, complessivamente, soltanto luci di una modesta rivista d’avanspettacolo della politica locale con luccicore di lustrini, una platea di bocca buona, due o tre comici, modesti battutisti, qualche ballerino o ballerina, vanamente sgambettanti: il guaio è che tutto viene contrabbandato come fosse uno spettacolo di grande caratura, addirittura di fine spessore culturale. L’obiettivo resta darla a bere e chi non beve in compagnia “peste lo colga” o, peggio ancora, attenti, può essere un ladro o una spia!
Resta il bluff come di tante luci ora sfavillanti siano rare quelle accese da un’idea buona, perché no originale o, addirittura, geniale.

Solitamente, le idee accendono luci se concretizzano la capacità di intuire, cogliere al volo la realtà, risolvendone eventuali problemi, ma, al momento, a Forlì tale capacità risulta davvero minima, si pensi alla gestione del post alluvione o a certa strategia culturale col fiato corto di un bizzarro “miglio bianco” e solo concorrente della premiata Ditta Traslochi “Osvaldo Bracaloni” di Brozzi, sì proprio quella resa celebre dalla comicità dell’indimenticabile Raimondo Vianello.
Neppure sul problema logoro dell’abbandono del centro storico della nostra Forlì si profilano idee capaci di accendere luci di speranza, anzi si insiste ad inaugurare nuovi centri commerciali, creando altri poli di consumo, di incontro che ancora di più svuotano l’abitato storico, già segnato da problematiche d’accesso e parcheggio.

Nell’attuale zona tra piazzale della Vittoria e la stazione il Fascismo creò un nuovo polo cittadino, eccentrico rispetto al centro storico, impostandolo sulle finalità pubbliche dell’istruzione, dello sport, della edilizia residenziale dei dipendenti pubblici, quindi lasciando al vecchio centro cittadino la funzione del commercio, dello sviluppo delle relazioni umane, della vita culturale e politica: ora, la Forlì del centro storico viene continuamente svuotata di fini e servizi, però, in compenso, vi si accendono tante fatue e futili luci del varietà.
E le ombre? Tante e crescenti, per questo l’odierno ricorso all’uso sempre maggiore di luci e luminarie. Fino a quando? Finché, per dirla con le parole di Oscar Wilde, le ombre non diventeranno il corpo dell’anima stessa di Forlì e nulla più, pur con tanta luce inutile e falsa, potrà lasciare a bocca aperta il più ingenuo tra i forlivesi.

Franco D’Emilio

2 commenti

  • Barbara ha detto:

    Condivido in toto la bellissima riflessione . Da residente in centro storico da 30 anni posso evidenziare il progressivo degrado di una città ,” E zitadon” , come Forlì. Si è voluto dare alla città una “vocazione culturale” che stride con la reale predisposizione al commercio. Il polo universitario se mal gestito e senza veri punti di aggregazione giovanile porta solo ulteriore confusione e spaesamento. Per quanto riguarda il centro storico sporco ed abbandonato a “chiunque” vi è fra le cause principali, il fatto che ,da buoni “commercianti”, tanti proprietari di immobili affittano in nero ai tanti “maramao” che popolano la piazza e zone limitrofe. Lo si decuce dalla “monnezza” abbandonata nei cestini pubblici lungo le vie. Perché mi chiedo da “vera beota” chi non ha la residenza dove la butta la mondezza? Più controlli e meno multe ad auto in sosta con parchimetri scaduti magari da 10minuti.

  • Loredana ha detto:

    Mi sembra un attacco strumentale all’attuale amministrazione. Strumentale e politico. Non mi sembra che le cose andassero poi cosi bene quando l’amministrazione era di sinistra e infatti ho smesso di votarla. Faccio notare che per gli alluvionati di Ravenna (pd) le cose non vanno certo meglio (mia sorella e’ alluvionata). Sapete solo criticare ma non dite mai quello che ha fatto di positivo.

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