Ieri, sabato 7 ottobre, tappa a Forlì di Gianni Alemanno, ex sindaco di Roma, ministro e a lungo parlamentare, storico esponente della destra italiana, ora leader del nuovo Movimento per l’Italia. La sua venuta sollecitata e d’intesa con tanti amici che nella Romagna forlivese hanno condiviso questo impegno di Gianni Alemanno a raccogliere e organizzare quella “voce sociale”, tanto viva nella destra come nella sinistra, ma sinora davvero delusa da tutta la politica, compreso l’attuale governo Meloni.
Nuove battaglie non lo intimoriscono, anzi rinnovano in lui quell’entusiastica voglia di fare, da oltre quarant’anni dimostrata a sostegno della destra italiana e della sua evoluzione: così Gianni Alemanno si appresta, oggi, a radicare sul territorio nazionale, dunque pure in Romagna, il suo Movimento per l’Italia, espressione degli esiti del Forum per l’Indipendenza Italiana, svoltosi lo scorso luglio a Orvieto con l’approvazione del cosiddetto Manifesto Orvieto ’23.
Questa intervista è stata rilasciata nel primo pomeriggio nello spazio riservato, offerto da un noto ristoratore forlivese, e nell’ottica della destra moderna e fattiva, auspicata da Gianni Alemanno, illustra già un’interessante, determinata posizione sia sul piano della politica locale, considerata anche nell’imminenza delle elezioni amministrative a Forlì, sia sul piano della politica nazionale ed europea, anche per la volontà di Gianni Alemanno e del Movimento per l’Italia di partecipare alla prossima tornata elettorale per il nuovo parlamento della nostra travagliata Europa.
L’incontro, organizzato da Marco Pelagatti, coordinatore regionale protempore dell’Emilia-Romagna, e dal forlivese Daniele Avolio, coordinatore territoriale pro tempore della Romagna, ha visto la partecipazione di alcuni amministratori locali, rappresentativi di tutti i poli romagnoli, da Ravenna a Forlì, Cesena e Rimini, di alcuni esponenti politici, interessati alla proposta politica di Gianni Alemanno, infine persino di qualche candidato in pectore alle prossime amministrative.
Onorevole Alemanno, iniziamo dall’attualità politica del territorio forlivese: quante le possibilità di trovare il suo Movimento tra le liste delle prossime elezioni europee e, eventualmente, nella coalizione di centrodestra in corsa alle elezioni amministrative a Forlì del prossimo anno? Soprattutto il suo Movimento può correre alle europee sul filo del voto proporzionale?
«Sono due problemi molto diversi. A livello locale non abbiamo nessuna intenzione di promuovere liste con un simbolo nazionale. Preferiamo promuovere o sostenere liste civiche di supporto ai migliori candidati sindaci disponibili. Stare nel centrodestra è un’opzione non una certezza o un obbligo. Quindi valuteremo le proposte programmatiche delle diverse candidature.
A livello europeo, invece, c’è tutta l’intenzione di essere presenti con un nuovo simbolo che dovremmo riuscire a lanciare nel prossimo autunno. Per ora il Forum dell’indipendenza nazionale – che abbiamo creato nel luglio scorso ad Orvieto – è solo una confederazione di tante sigle sparse nel territorio che rappresentano la destra sociale e tanti mondi del dissenso. Il mese prossimo valuteremo se l’aggregazione raccolta sarà sufficiente per lanciare un nuovo Movimento politico in grado di competere elettoralmente. La scadenza è fissata il 18 e 19 novembre a Roma».
Onorevole, leviamo un dubbio: favorevole o contrario alle istituzioni europee?
«Contrario a queste istituzioni europee: non sono democratiche e sono costruite, fin dalla lettera dei Trattati istitutivi, su una ideologia iper-liberista che mette in spietata concorrenza tutte le economie nazionali a scapito dei diritti sociali e del lavoro dei popoli europei. Non solo: Bruxelles è un centro di irradiazione di un’altra ideologia, quella “dei diritti” che sopprime le libertà naturali delle persone – come nel caso dei lockdown e dell’imposizione della transizione green – ed impone le false e pericolosissime libertà artificiali della “fluidità gender” e della distruzione di ogni valore tradizionale. Quindi queste istituzioni vanno profondamente riformate, o, meglio ancora, abbattute per costruire una nuova Europa confederale che rispetti le identità dei popoli e la sovranità delle nazioni».
Il suo Movimento ha una forte connotazione propositiva su temi nazionali e internazionali, quindi come pensa che possa radicarsi nella specificità di territori, tipo quelli romagnoli, fortemente sensibili al legame tra politica nazionale e politica del territorio? In ultima analisi, può il suo Movimento proporsi per ogni mutevole politica territoriale di particolare individualità economica e sociale?
«Come già detto, puntiamo su un rapporto virtuoso tra liste civiche e movimentismo nazionale, in modo da tenere unito il dato locale con quello nazionale e internazionale. Crediamo nel principio di sussidiarietà, ispirato dalla Dottrina sociale cattolica, che ci porta ad essere molto rispettosi delle autonomie locali a patto che queste comprendano che non si va da nessuna parte se non si ripristina la nostra sovranità nazionale contro tutte le sudditanze che ci vengono imposte dall’Unione europea, dalla NATO e dalla finanza globale».
Come fronteggiare l’attuale emergenza dell’immigrazione? Soluzione definitiva od occasionale?
«L’immigrazione non può avere delle soluzioni definitive perché è una tendenza profonda della nostra epoca, ma proprio per questo non può neppure avere soluzioni solo emergenziali. Bisogna avere una strategia che nasca dalla consapevolezza della pericolosità devastante di questo fenomeno, se non viene contenuto e regolamentato. Gli immigrati non devono partire: questa è l’unica possibile direzione strategica. Ogni altra soluzione, dall’accoglienza indiscriminata ai porti chiusi, genera problemi insuperabili dal punto di vista etico e operativo. Noi non abbiamo confini terrestri dove possiamo costruire muri (come hanno fatto gli Stati Uniti, sotto Obama come sotto Trump), né tratti di mare ristretti dove si possono operare i respingimenti come in Spagna o in Grecia. Chi arriva in vista delle nostre coste ha dietro le spalle ampi tratti di mare in cui possono solo accadere disastri umanitari insostenibili. Quindi bisogna bloccare le partenze con la cooperazione economica e sociale in Africa e con interventi militari nei paesi di origine per disarticolare le organizzazioni di trafficanti di esseri umani. Ma bisogna essere molto seri e credibili per attuare una linea di questo genere».
Onorevole, quale la finalità del suo movimento?
«Noi non siamo una versione “più estrema” della destra rappresentata da Fratelli d’Italia o dalla Lega, siamo una cosa diversa. Partiamo dai valori della destra sociale per parlare a tutti i cittadini che vogliono il cambiamento, al di là delle vecchie appartenenze ideologiche. Il tema è quello di rimettere al centro dell’agenda politica italiana proprio la sovranità e l’identità nazionale nel suo rapporto inscindibile con una nuova giustizia sociale che difenda la maggioranza del popolo italiano da un costante processo di impoverimento economico, civile e culturale. Se non smettiamo di essere una colonia non riusciremo ad affrontare e risolvere nessun problema della nostra comunità nazionale».
La guerra in Ucraina, un risorgente clima da guerra fredda, un’assurda, rinnovata corsa agli armamenti e, di conseguenza, instabilità politica dell’Europa e dell’assetto internazionale, aggravata dal costo dell’energia, dei carburanti e del grano verso il terzo mondo: la sua via d’uscita, la sua proposta?
«Dobbiamo proporre e imporre un immediato cessate il fuoco: l’Italia, seguendo la strada tracciata da Papa Francesco, deve farsi promotrice di una proposta di pace che dica ai Russi: noi siamo pronti a sospendere l’invio di armi in Ucraina se voi accettate un cessate il fuoco e vi sedete ad un tavolo di trattative. Come esito ci può essere quello di indire un referendum – organizzato da istituzioni internazionali – per far decidere alle popolazioni dei territori occupati dai russi in qual contesto nazionale vogliono vivere, in nome del principio di autodeterminazione dei popoli. Un messaggio di questo genere avrebbe un richiamo dirompente in tutta Europa, dando coraggio ad altre cancellerie per ribellarsi alle imposizioni strategico-militare dell’Amministrazione Biden. Tutta l’Europa rischia di rimanere massacrata economicamente e geo-politicamente da questa guerra che non salva il popolo ucraino, ma risponde solo agli interessi americani».
In sintesi l’originalità della proposta economica del suo Movimento?
«Noi, di fronte all’evidente fallimento del modello neo-liberista che sta distruggendo le economie e le società europee, proponiamo un nuovo modello di economia mista in cui lo Stato intervenga per ricostruire le filiere industriali dell’economia nazionale e le piccole e medie imprese rifioriscano attorno a questi nuovi campioni economici nazionali. Così potremo creare la piena occupazione in Italia e avremo le risorse da ridistribuire difendendo i diritti sociali di tutta la popolazione. Per fare questo bisogna rimettere in discussione i vincoli economici di austerità e liberismo che vengono dall’Unione europea».
Il suo obbiettivo attuale più immediato e quali le sue possibili alleanze?
«Portare nei parlamenti europeo e nazionale una pattuglia di parlamentari che siano il pungolo di questo governo e di tutta la politica nazionale per fare veramente gli interessi del nostro popolo, riconquistando la nostra indipendenza nazionale».
Franco D’Emilio
1 commento
Nulla di nuovo se non come attualizzazione della impostazione programmatica politica e sociale del vecchio M.S.I. che approvo e che dovrebbe trovare all’interno della Destra di oggi una sua specifica collocazione.