Le previsioni occupazionali: per il primo trimestre 2024 le imprese hanno programmato complessivamente 20.800 nuovi ingressi nelle province di Forlì-Cesena e Rimini, di cui 7.160 nel solo mese di gennaio. Sempre più imprese segnalano difficoltà nel trovare le figure professionali ricercate. Nel nostre nostro territorio, negli ultimi cinque anni, la percentuale è aumentata dal 30% di gennaio 2019 a oltre il 50% attuale. Gli ingressi previsti (entrate per assunzioni a tempo indeterminato e determinato e per attivazioni di forme di lavoro flessibile) nelle province di Forlì-Cesena e Rimini, per il primo trimestre 2024, sono 20.800, secondo Excelsior Informa, il Bollettino mensile con orizzonte trimestrale sui fabbisogni occupazionali delle imprese industriali e dei servizi, realizzato da Unioncamere, Anpal e dalle Camere di commercio italiane.
Su base nazionale, gli ingressi previsti nel mese di gennaio sono 508.000 (ben 156 mila in più rispetto a dicembre 2023), di cui il 9,4% (+2,1% sul mese precedente) pari a 47.900 in Emilia-Romagna. Il 15% del dato regionale (costante),pari a n. 7.160 ingressi previsti, attiene all’area di competenza della Camera di commercio della Romagna. Ancora preponderante l’impiego dei contratti a tempo determinato, 75% per Rimini (in calo) e 73% per Forlì-Cesena (in crescita). Per quanto riguarda le entrate, i cinque principali settori di attività, in valore assoluto, risultano i servizi di alloggio/ristorazione/turismo (primi a Rimini, terzi a Forlì-Cesena), il commercio (secondo a Rimini e primo a Forlì-Cesena), i servizi alle persone (quarti a Rimini e secondi a Forlì-Cesena), le costruzioni (terze e quarte rispettivamente) e i servizi operativi di supporto alle imprese e alle persone a Rimini, le industrie meccaniche ed elettroniche a Forlì-Cesena, quinti.
Le entrate previste si concentrano nel settore servizi nelle due province (61% a Forlì-Cesena e 68% a Rimini e provincia) che comprende commercio, alloggio e ristorazione, servizi alle imprese e alle persone, e nelle imprese con meno di 50 dipendenti per il 60 e 67% (incidenza di micro-piccole e medie imprese in crescita nei due territori). Nel mese di dicembre, una quota pari al 31% e 26% delle assunzioni previste riguarderà giovani con meno di 30 anni (in calo solo a Rimini); il 20% delle imprese prevede di assumere personale immigrato. Nel 66 e 70% delle entrate viene richiesta esperienza professionale specifica o nello stesso settore (nei territori di Forlì-Cesena e Rimini), ma in oltre 50 casi su 100 le imprese prevedono di avere difficoltà a trovare i profili desiderati (53 e 55% dei casi rispettivamente), quindi per uno su due delle ricerche di personale.
“Sempre più imprese segnalano difficoltà nel trovare le figure professionali ricercate. Nel nostro nostro territorio, negli ultimi cinque anni, la percentuale è aumentata dal 30% di gennaio 2019 a oltre il 50% attuale. Inoltre, per i settori in cui sono coinvolte figure tecnico-ingegneristiche oppure operai specializzati la percentuale di posti che restano scoperti è addirittura compresa tra 60% e il 70%. In generale, la carenza è più marcata quando sono coinvolte professioni tecniche o quando riguardano figure di operai, artigiani e tecnici anche in settori ad alto tasso di specializzazione e remunerazione – commenta Roberto Albonetti, segretario generale della Camera di commercio della Romagna -. Il lavoro è una componente fondamentale nella vita di ogni essere umano e rappresenta una componente strategica del fare impresa, eppure la relazione fra organizzazioni e lavoratori non è più stabile. La difficoltà conclamata nella ricerca di giovani lavoratori è un ostacolo allo sviluppo della nostra economia e all’acquisizione in azienda di competenze abilitanti alla transizione verso modelli di business innovativi e responsabili. L’attenzione è da tempo focalizzata sulla carenza di offerta formativa o di competenze, ma oggi dobbiamo valutare anche un altro fondamentale risvolto e chiederci se queste difficoltà possano essere legate al mancato interesse, da parte delle nuove generazioni, ad accettare un modello di lavoro calato sulle generazioni più adulte, al non volersi rassegnare a quello che noi consideriamo imprescindibile o comunque inevitabile. La GenZ è una componente fondamentale della forza lavoro già oggi, ma lo sarà ancora più nei prossimi anni quando questa generazione rappresenterà poco più di un quarto della forza lavoro globale. Pertanto, è imprescindibile unire il tema del lavoro a quello delle prospettive e punti di vista di una nuova componente generazionale: ciò è cruciale per comprendere le dinamiche attuali e future del mercato del lavoro. La sfida oggi è capire come attivarci rapidamente e dare una mano concreta per rendere questo nuovo contesto lavorativo, più congeniale alle ultime generazioni, appetibile anche per le aziende, contribuendo quindi a ridurre il gap che non è più di competenze, ma di “attrattività”.