Alle regionali in Sardegna la sinistra ha riportato una magra vittoria di Pirro, tanto daffare per portare a casa sì un risultato vincente, ma striminzito e rachitico, giusto consolatorio delle sconfitte sinora subite: comunque, un inevitabile monito per tutto il centrodestra, non escluso quello forlivese nell’imminenza delle comunali di giugno, perché, più che mai, siano giuste la scelta dei candidati e la conduzione della campagna elettorale.
Alessandra Todde, candidata del cosiddetto “campo largo”, PD più M5S e la solita parassita microgalassia satellitare, ha vinto con il 45,04% sul 45,00% di Paolo Truzzu, candidato del centrodestra, insomma una vittoria sul filo di lana con un distacco minimo dello 0,4%, pari, più o meno, allo sputo di 3.000 voti.
Appena, dunque, la differenza di un’incollatura, come si usa dire nell’ippica, ma stavolta non certamente tra due purosangue, considerata la misera natura di ronzini dei due candidati Todde e Truzzu.
Senza nulla togliere al suo valore accademico e professionale, la Todde non presenta, certo, un curriculum politico di particolare rilievo, basta scorrere l’annuario parlamentare; infatti, ha impersonato e impersona solo la condotta fanfarona del M5S, incline a spacciare l’ovvietà per originalità propositiva e altrettanto abile a non concludere nulla tra il tanto dire e il poco fare. Suvvia, tanta grancassa della sinistra per la vittoria con un miseruccio 0,4%, davvero pidocchino, così nel vernacolo fiorentino, per siglare il successo di un campo largo, ora rivelatosi, al massimo, un campetto da calcetto tra scapoli e ammogliati.
Sono lieto che per la prima volta una donna ricopra la carica di presidente della regione Sardegna, ma sono convinto quanto presto si rivelerà inavveduta l’elezione della Todde a questa carica istituzionale, già considerando la sua farneticante dichiarazione, appena eletta, che il successo sardo della sinistra sia stato sollecitato dalla repressione degli studenti sotto il governo Meloni e, quindi, la sua elezione segni il trionfo delle matite sui manganelli! Sciacalla battutista pentastellata!
Un velo pietoso e poche parole su Paolo Truzzu, candidato con un trascorso di sindaco opaco e poco risolutivo, insomma una scelta veramente avventata e bischera da parte della Meloni e del suo partito: alla fine, il suo 45% è persino risultato grasso che cola per una candidatura senza storia prima ancora di partire. Altrettanto poco da dire, sempre per compassione, dell’infausta, stupida scelta di Azione, il partitello di Calenda che ha preferito allearsi con postcomunisti e +Europa a sostegno della corsa solitaria e senza speranza del terzo candidato Renato Soru: per dirla alla Toto’, ci facciano il piacere entrambi!
Con il suo voto moderato Calenda poteva essere determinante ago della bilancia tra destra e sinistra, invece è finito nella figuraccia del pataccone, ruotino di scorta di Soru, fra l’altro padre di una figlia, candidata piddina in regione! Su Salvini e la sua declinante Lega taccio, solo sgomentevole la sua conduzione della campagna elettorale in Sardegna.
Adesso in terra nuragica sinistra e destra quasi si equivalgono, pochi voti separano tra loro PD e Fratelli d’Italia, non mancano motivi di incertezza: chissà se la presidente Todde, anche se, ormai, disavvezza ad aprire scatolette di tonno, riuscirà a tenere ben serrata la sua maggioranza nella scatoletta chiusa di sardi, sarde e “sardine”!
Franco D’Emilio