Ora più che mai Gian Luca Zattini

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Dopo il faccia a faccia, ieri sera alla Camera di Commercio di Forlì, dei tre candidati sindaco di Forlì non ho alcun dubbio, neppur minimo: ora più che mai Gian Luca Zattini, nuovamente primo cittadino; alle ortiche Graziano Rinaldini, inaffidabile venditore del porta a porta; Vito Botticella, scontato epigone, seppur coraggioso, del vecchio cliché comunista. Positiva la vasta partecipazione di pubblico, nella quale mi sono confuso, sempre guardandomi attorno per leggere i volti, capirne gli animi, soprattutto intenderne lo spirito partecipativo del momento.

Certamente, una serata animosa e animata, pure urlata dai sostenitori dei due principali avversari, Zattini e Rinaldini, però con un distinguo che s’impone per correttezza d’informazione: entusiastica, corretta senza offese e vivace entro dovuti e comprensibili limiti la partecipazione del pubblico di centrodestra pro Zattini; scomposta, becera, ripetutamente volgare quella del popolo della sinistra per Rinaldini, rivelatosi, in più occasioni, plebaglia in cerca di una ghigliottina sotto la quale gridare, cito l’esempio meno scurrile, “Zattini vergognati!”, ma non è mancato il mentecatto “Zattini fascista”, magari accompagnato dal medio levato, come nel caso di una gentile signora, a me nota quale sinistra puzzetta sotto il naso; contenuto, ma dignitoso il sostegno del pubblico a favore del barbuto e barboso Botticella, per me evocatore di un’immagine a metà strada tra il toscano Davide Lazzaretti, “Cristo o profeta dell’Amiata” nella seconda metà dell’800, e il romagnolo Nicola Bombacci, il comunista civitellese che morì fascista.

Rimanendo su Vito Botticella, comprendo il suo principale, vetero-comunista batter chiodo sui temi dei salari, della pressione fiscale e della sicurezza del lavoro, problematiche sicuramente importanti per tutti i candidati e gli elettori, ma non da farne il dominante leitmotiv elettorale di una corsa a sindaco.
Graziano Rinaldini, ieri sera al centro tavolo, quasi novello emulo di Lamberto Dini, ricordate, “miglior fico del bigoncio”, ha retto la sua parte di bastian contrario di tutto, che tutto va male, che cinque anni di Zattini hanno condotto Forlì sull’orlo del baratro, insomma che solo lui può guidarci verso la terra promessa, ma sempre senza indicare la via, la scelta tra quali priorità e quali opportunità, parlando genericamente e, per dirla alla fiorentina, a bischero sciolto, il tutto rosicato spesso dal tarlo dell’insinuazione malevola contro Zattini. Non pago di tanta prima scena, Rinaldini ha rispolverato la sua esperienza di manager cooperativo rosso, edotto e saputo, tirando fuori fogli di dati, illustrati pro domo sua, persino con una certa esitazione, quasi gli fossero stati appena passati dal solito ghostwriter.

“Applauso di solito scrosciante” per Zattini, come stamani scrive il principale quotidiano locale, ma il nostro sindaco uscente in cerca di rielezione ha dimostrato, in primo luogo e indipendentemente dal clamore della sala, di ribadire le ragioni, le difficoltà di scelte e di programma del suo trascorso mandato, quindi del realismo di dover provvedere e aver provveduto entro limiti di disponibilità finanziarie, entro l’accidentalità grave di una pandemia e di una tragica alluvione, deciso che, però e innanzitutto, alla nostra Forlì non mancassero l’indispensabile e alcune novità amministrative, ad opera della sua giunta. Sempre pacato, ma di quella pacatezza sostenuta dalla fermezza di chi sa di aver costruito dalle rovine agli atti di tanto, trascorso malgoverno della sinistra forlivese; sempre pronto a ribattere il parolaio Rinaldini con la concretezza, illustrata e documentata, del suo operato.

Ieri sera, un confronto senza storia: comunque vada, incrocio scaramanticamente le dita e ricorro alla consueta palpatina, di cosa lo taccio per rispetto alla “sinistra puzzetta sotto il naso col dito medio levato”, ma Zattini ha riconfermato la sua buona stoffa di politico, capace di una visione d’insieme e in dettaglio del futuro della nostra città. Politico che rifugge dall’applauso e non esita a ribadire la sua sul servizio di Alea, ben consapevole di esporsi a critiche e accuse; che replica con precise argomentazioni alla negligenza e sprovvedutezza, infondatamente attribuitegli verso il patrimonio culturale forlivese.
Ieri sera, sono uscito prima di tanto pubblico e annessa plebaglia, accolto dalla serenità illuminata di piazza Saffi notturna e subito ho respirato l’atmosfera di quel momento, convinto quanto adesso, che il futuro della nostra Forlì non possa prescindere da una convinzione: ora più che mai, di nuovo, Gian Luca Zattini sindaco.

Franco D’Emilio

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