Quasi una partita di marafone la corsa a sindaco di Forlì

scopone carte

Sono diventati quattro i candidati sindaci di Forlì dopo le due new entry in aggiunta ai principali candidati Gian Luca Zattini e Graziano Rinaldini, rispettivamente in corsa per il centrodestra e per la sinistra. Prima, si è aggiunto Vito Botticella, nostalgico del PCI, sì, proprio quello, ormai solo flebile lumicino di archeologia ideologica e politica; poi, stamani, notiziona da leccarsi i gomiti, un altro, parimenti inutile, outsider nelle sembianze di Maria Ileana Acqua, minima portatrice d’acqua con le orecchie alla lista dell’associazione ContiamoCi, una sorta di esercito della salvezza, come si legge nel manifesto fondativo, “Anima e carne racchiusi in un corpo. Unici e irripetibili con la volontà di ridurre il divario tra il pensare di essere e l’essere, tra il dire e il fare”.

Caspiterina, un valente ingegnere aerospaziale per il PCI, coerentemente con la persistente testa tra le nuvole dell’odierna sinistra radicale d’antan, e una valida dermatologa, pronta a lenire la pruriginosa orticaria oppure, nel peggiore dei casi, l’acceso “fuoco di S. Antonio”, insorgenti per l’ansia della ricerca ontologica chi siamo, tanto più se carne o pesce o insetti o cicoria in questo mondo contorto su se stesso.

Dunque, quattro candidati a sindaco di Forlì, giusti per formare le due coppie di una partita a marafone, il tradizionale gioco a carte della nostra Romagna: Gian Luca Zattini con Vito Botticella, che, rosicando voti alla sinistra del campo largo, potrebbe favorire la rielezione del buon sindaco uscente; Graziano Rinaldini con Maria Ileana Acqua, sirena per ammaliare gli scontenti della destra dura e pura, anche no vax, quindi strapparne e disperderne il consenso, indirettamente a favore dello stesso Rinaldini, sempre in agguato con Ray Ban sugli occhi e una mano in tasca, magari a leggere con evidente incertezza un intervento, a lui sconosciuto perché scritto da qualche ghostwriter di partito.

Così, il futuro di Forlì si gioca miseramente anche in una partita di marafone e tutto questo perché pure le pulci possono avere la tosse e dire la loro, infida manciata di sabbia a disturbo dell’ingranato confronto tra i due principali candidati sindaco. Espressione di maggiore democrazia? No, solo manipolazione democratoide, distorsiva e, sotto sotto, pure ricattatoria del voto elettorale, pilotata da ambienti, conventicole cittadine, interessate a sparigliare le carte elettorali per difendere i propri interessi.
Come, allora, non rimpiangere Totò e, magari, un suo attuale accorato appello elettorale ad hoc: “Inquilini, coinquilini, casigliani di Forlì, ricordate un solo nome, Antonio La Trippa!”

Chi ha orecchie, intenda! Sempre vano credere ai piccoli carneadi della politica, ancora di più farsi infinocchiare dal profeta di un miglior futuro, però egli stesso figlio di quel lungo, pluridecennale governo della sinistra che a Forlì ha solo creato disparità, inavvedutezza, dispotico burocratismo e divisione sociale.

Franco D’Emilio

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