Da sempre seguo con molto interesse il dibattito parlamentare e quello del Consiglio Comunale di Forlì, infatti c’è sempre da imparare dal confronto e dal lavoro della politica nel costruire il futuro immediato e a lungo termine della nostra Italia, della nostra Forlì. Soprattutto, tale dibattito risulta tanto più significativo e fattivo quando esprime equilibrio dialettico tra la posizione critica dell’opposizione, qualunque essa sia, e l’impegno, costruttivo al meglio, dell’esecutivo ovvero di chi governa, chiunque ne abbia giusta facoltà e autorità.
Da sempre, di questo vive la democrazia e in questa modalità del suo esercizio si ripone il sale essenziale della propria vivacità e solidità: diversamente la vita democratica opacizza sempre più verso una crescente dimensione monocratica dell’esecutivo ed una penalizzazione esasperata dell’opposizione. Proprio il rischio di quest’ultima diversità, vera deriva della cultura politica democratica, mi è apparso evidente ieri pomeriggio, seguendo i lavori del Consiglio comunale forlivese. Almeno 12 le interrogazioni da parte della sinistra all’opposizione nell’ambito del question time su temi di particolare attualità e urgenza cittadine, nessun simile intervento, al contrario, ad opera di rappresentanti dei diversi partiti dell’attuale maggioranza di centrodestra, ancora al governo della cara Forlì.
A destra, zitti e mosca, appena qualche voce a siglare il tormentone del penoso palleggio di propri consiglieri, volanti indecorosamente da una parte all’altra dello schieramento zattiniano, poi solo un assordante silenzio da belle statuine del centrodestra. Tenuto conto che l’uso del question time non è affatto solo prerogativa dell’opposizione, quale manifestazione della sua posizione critica, ma anzi, nel Parlamento e in qualunque assise elettiva, quindi pure nel Consiglio Comunale di Forlì, è facoltà di intervento anche da parte di voci della maggioranza dell’esecutivo, ebbene dobbiamo allora concludere che nessuno degli eletti nelle diverse forze politiche dell’odierno governo forlivese abbia qualcosa da dire, proporre, aggiungere, magari ad ulteriore miglioramento del lavoro, svolto dalla giunta.
Negli ultimi tempi ho visto in Parlamento deputati e senatori leghisti invitare il loro ministro Salvini a migliorare alcuni suoi interventi infrastrutturali, altrettanto ho visto rappresentanti forzisti incalzare fattivamente il governo, del quale sono partecipi, su taluni temi dell’immigrazione e dello ius scholae: ieri, nel Consiglio Comunale di Forlì centrodestra muto, allineato e coperto, tutto bene madama la marchesa, insomma ogni cosa al top nella Forlì del centrodestra, carta bianca agli assessori. Non lo so, ma mi pare davvero strano che non via alcun consigliere di centrodestra nella volontà e nel desiderio di interrogare il governo cittadino su qualche problematica, proponendo migliorie degli stessi provvedimenti in proposito, già negli auspici della giunta.
Ieri, nel Consiglio Comunale di Forlì una valanga di interrogazioni da parte dell’opposizione in applicazione del suo ruolo politico critico, invece in grigio silenzio il centrodestra, rivelatosi, così, tanto distante e abulico dalle problematiche, piccole e grandi, della città. Triste la democrazia dove in una sede elettiva suonino solo le campane di una parte e tacciano quelle della contro parte, così non si va da nessuna parte o, perlomeno, non si va lontani.
Franco D’Emilio