Studenti figli di papà, io sto con i poliziotti

manganellate a Pisa

Si dica pure che sono fascista, me ne infischio, tanto bischeramente e a vanvera questo epiteto viene usato con intento molto spregiativo, ingiurioso: non sempre le parole manifestano una capacità riflessiva del pensiero, quindi si dà solitamente del fascista a vuoto, sulla scia di una stizza, una rabbia, una personale insoddisfazione irriflessiva, forse conseguenza di eccessi masturbatori, mentali e fisici.

Ebbene, con le parole di Pier Paolo Pasolini sugli scontri studenteschi di Valle Giulia a Roma nel ’68, un grande italiano rispetto alla mia piccolezza, sono anch’io contro gli “studenti figli di papà, io sto con i poliziotti” e, ancora più esplicitamente, dichiaro che giorni fa a Pisa, mi limiterò al caso pisano, avendone la possibilità, non avrei esitato a dar manforte agli agenti contro quella parrocchietta, per dirla all’Alberto Sordi, di compagnucci saputelli e fascistelli, loro sì, decisi ad una marcetta pro Palestina verso Piazza dei Cavalieri.

La velleitaria marcetta degli studenti pisani non era autorizzata dall’autorità, dunque contrastava con la salvaguardia dell’ordine pubblico, sempre doverosa senza nulla sottrarre al rispetto del diritto costituzionale alla libertà di pensiero; invece, gli ancor brufolosi, intemperanti “casinari”, confusamente pendenti, Pisa è città di celebre pendenza, verso la sinistra politica, hanno scazzato, confondendo un diritto con la pretesa di violare la legge sullo svolgimento delle manifestazioni.

Dinanzi al braccio violento e repressivo della polizia, aggiungo ispirato dal presidente Meloni, questo non può mancare, gli incauti scioccherelli pisani si sono scoperti novelli antifascistelli contro gli agenti che li bloccavano perché desistessero dal proposito di una manifestazione non autorizzata: quindi sputi, spinte e colpi, ingiurie e innominabili provocazioni, lancio di oggetti; pare non mancasse neppure qualche rudimentale molotov, realizzata con il comune alcool denaturato. Ohibo, le hanno prese ed, inevitabilmente, i giovincelli hanno frignato che i poliziotti non avessero offerto pure l’altra guancia. Cosa si aspettavano, carezze e baci, forse una complice benevolenza?

I temerari compagnucci sbarbatelli erano convinti di poter agire impunemente e irresponsabilmente contro lo Stato, la legge e i suoi tutori: no, questo non può ammettersi e i colpevoli di tali eccessi, veri e propri reati penali, pur se compiuti da minorenni, vanno perseguiti al pari di come si puniscono giovani, anch’essi spesso non maggiorenni, responsabili di offesa a pubblici ufficiali, nella persona di insegnanti e presidi, o di violenze in famiglia oppure di rapine e spaccio o, ancora, di bullismo e violenza sessuale, persino di omicidi.

Perché mai dovremmo tollerare, addirittura minimizzare, quasi si trattasse di una semplice ragazzata, la condotta illegale dei giovincelli pisani? Tanto permissivismo ha già prodotto nefaste conseguenze nella famiglia, la scuola e nella società, quindi perché mai insistere su questa strada che alla fine irride e offende il concetto di stato?

Eppure, non è subito mancato agli studentelli pisani, davvero esilaranti nella loro cultura politica di banalità e luoghi comuni, il soccorrevole appoggio di tutta la sinistra, protagonista di un vergognoso sciacallaggio politico, ancora di più offensivo verso la polizia. I giovani compagnucci sbarbatelli sono divenuti vittime e campioni di lotta per la democrazia, la libertà; i poliziotti e l’attuale governo sono, al contrario, diventati responsabili di un momento, possibile preludio di una svolta autoritaria e repressiva!

Tutta la sinistra, dai tentennanti piddini agli inconcludenti 5stelle, dalle “puzzette sotto il naso” ai verdi-rossi, dai nostalgici radicali, ai vaganti moderati di Calenda, è insorta paladina a difesa degli studentelli pisani sino all’infelice, deprecabile dichiarazione di Silvia Noferi, consigliere pentastellata alla Regione Toscana, con il suo sic et simpliciter: “Le forze dell’ordine avranno pure preso degli sputi, ma io dico che forse se li sono anche meritati”.

Neppure mi ha convinto la voce di qualche autorevole, ermo colle romano. Alla Pasolini ribadisco di stare appieno, senza se e senza ma, dalla parte dei poliziotti contro i viziati studentelli bamboccioni di Pisa, adesso colpevoli di una vasta rottura degli attributi altrui con il loro piagnisteo rosicone dopo il prevedibile “liscio e busso” da parte di lavoratori poliziotti.

Franco D’Emilio

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